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IL NIPOTE DI MATTIOLI

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L’indignazione per i 15.000 euro mensili del Trota sembra abbia coinvolto chiunque viva in questo decadente Paese. È più che impossibile accendere una radio o sostenere una banale conversazione senza avvertire la rabbia per l’immeritato posto che il pluri-bocciato figlio di Bossi ha avuto per meriti ereditari, ma comunque tramite elezione. Ma per quanti danni possa aver fatto dal suo scranno del Palazzo Lombardia, essi appaiono irrilevanti, miseri, rispetto a quelli che un altro discendente di un potente sta infliggendo con spietata efficienza al nostro Paese.

È infatti questa parentela che può spiegare come un professore con sole 13 pubblicazioni all’attivo e addirittura una sola citazione – come riportato dalla Thomson Reuters – in un caso più unico che raro per professori universitari, sia riuscito ad ottenere la dirigenza della più prestigiosa università italiana. È evidente che un uomo che è diventato professore ordinario a soli 26 anni (Wikipedia – Mario Monti ) o ha doti fuori dal comune o ottime entrature. La nomina alla vicepresidenza della Comit dal 1988 al 1990 affidata a un uomo che dovrebbe sino a quel momento aver visto soltanto aule universitarie e grigie commissioni governative e parlamentari dovrebbe evocare gli stessi dubbi. Ma la cooptazione ha raggiunto livelli ancor più alti con la nomina – e non l’elezione – a commissario europeo. Chiunque ormai avrà già capito di chi si sta parlando. Niente meno che del nostro presidente del Consiglio – un’altra volta nominato, non eletto – Mario Monti. Rinominato senza elezione, giusto per continuare la tradizione, anche senatore a vita.

Di lui molto si è scritto, del suo ruolo in Goldman Sachs, della sua presidenza europea della Commissione Trilaterale, di membro del gruppo Bilderberg, ruoli ambigui ma che hanno trovato un eco, seppur minimo anche sui media mainstream. (Wikipedia – Mario_Monti). In tanti si sono chiesti chi è Mario Monti, eppure nessuno si è posto la domanda chiave che può aiutare a capire il personaggio, le sue politiche, la sua fenomenale ascesa professionale. Da dove arriva Mario Monti, qual è la sua origine?

È con mia somma soddisfazione che posso citare addirittura Il Corriere della Sera e non essere tacciato pertanto di complottismo da quattro soldi. Riprendiamo testualmente:

«I Monti, modenesi, si trasferirono a inizio Novecento a San Giuliano Milanese, dove il capofamiglia fu medico condotto ed ebbe una figlia, Lucia, finita in sposa a Raffaele Mattioli, dominus della Banca Commerciale. (Giancarlo Galli, Avvenire 5 maggio 2006) Il nipote Gianni, padre di Mario, dirigente di banca ‘con una schizzinosa distanza dalla politica’, sposò Lavinia Capra». (Corriere – Mario Monti).

Il nostro presidente, pertanto, non è nient’altro che il nipote di Raffaele Mattioli, il più grande banchiere della storia italiana, un uomo spesso considerato più potente di quegli stessi governi che in teoria dovevano designarlo e che lo mantennero in carica come Amministratore Delegato della Banca Commerciale Italiana dal 1933 al 1972. Un banchiere così potente che, pur avversando il fascismo e di fatto trasformando la Comit in un covo di antifascisti, non fu mai rimosso da Mussolini. Capire chi era Mattioli può essere di grande aiuto per capire l’adesione acritica alle politiche neoliberiste di Mario Monti, anche al di là di ogni logica economica e di buon senso e lo strenuo supporto agli istituti bancari sin qui dimostrato.La comprensione della figura intima di Mattioli può essere illustrata a partire dalla morte, vista l’abilità dissimulatoria endemica nelle più alte élites bancarie. Infatti, pur formalmente cattolico, Mattioli scelse di farsi seppellire presso l’Abbazia di Chiaravalle nella tomba di Guglielma la Boema, eretica medievale «che si credeva una dea femmina e che ha creato attorno a sé un culto analogo al mariavitismo» (Jacob Frank, il messia militante). Guarda caso la stessa abbazia scelta dal nipote per sposarsi e tenere il banchetto nunziale.

I motivi dell’eresia guglielmina possono essere rintracciabili ad un occhio attento anche solo osservando la statua dalla connotazione maschile e femminile assieme intitolata La Resurrezione, opera di Giacomo Manzù dedicata al defunto banchiere, posta nel transetto sinistro dell’Abbazia, in prossimità della tomba di Mattioli (Foto – flickr). Il numero di simboli gnostici presenti nella statua è davvero troppo elevato per passare inosservato, anche a un non cultore dell’esoterismo. Oltre al già citato ideale androginico, tanto caro alla gnostica coincidentia oppositorum pone più di un interrogativo la frase «Exsurrexi et adhuc sum tecum» – «risorsi e sono di nuovo con te» – versione modificata del salmo 138, nel quale viene utilizzato il termine resurrexi, quest’ultimo con significato di resurrezione dei corpi, contrariamente a quello utilizzato dal Manzù, completamente e, con ogni probabilità, deliberatamente privo di tale valenza (L’Inno della Perla scolpito da Manzù).Una lettura che richiami ai motivi gnostici della divinizzazione dell’uomo non appare affatto ardita. Il collegamento tra gnosi e Mattioli fu quel Giuseppe Toeplitz, banchiere ebreo polacco che lo introdusse alla Banca Commerciale e sul quale vi è ben più di un sospetto di adesione al culto frankista (Wikipedia – Dunmeh). Il predecessore di Mattioli sarebbe stato infatti un seguace dei falsi messia ebraici Sabbatai Zevi e Jacob Frank, propugnatori di un eresia gnostica basata sulla deliberata trasgressione delle norme morali senza limite alcuno, il tutto in un contesto esteriore di apparente devozione alla religione cattolica o islamica. La salvezza per i dunmeh – seguaci di tale gnosi – si raggiunge attraverso il peccato, pur continuando esteriormente a frequentare la messa e a ricevere i sacramenti (Jacob Frank, il messia militante ) e Cronache dell’anticristo. (Maurizio Blondet, Effedieffe, 2012)

Con ciò non si sta dicendo che il nostro Primo Ministro faccia parte di questi circoli; di ciò non vi è evidenza alcuna. Tuttavia l’acritico sostegno ricevuto da quella stampa internazionale legata ai quei poteri finanziari che sì, possono talora avere legami diretti con tale gnosi, può avere anche in tale discendenza una spiegazione; allo stesso modo non appare ardito ritenere che la reiterata cooptazione, caratteristica evidente della sua carriera può aver ricevuto ben più di una spinta da tali possibili entrature del suo avo.

Ma intanto ci conviene iniziare a preoccuparci di problemi più concreti. Chissà come il governo intenderà prestare ascolto alle preoccupazioni del Fondo Monetario Internazionale sull’aumento della longevità umana (Fmi: ”Longevità mette a rischio il welfare”). Se l’efficienza con cui il nostro governo dei banchieri intenderà recepire le preoccupazioni dell’organismo internazionale sarà pari a quella impiegata nell’attuazione di quell’austerità che sta strangolando l’economia reale forse dobbiamo iniziare a preoccuparci sul serio.


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